Simona D’Alessio
Istituto nazionale di previdenza sociale all’insegna di servizi di welfare (più) digitali, che consentano, cioè, di gestire pratiche che vanno dalle pensioni di invalidità alle indennità di disoccupazione (Naspi), fino al reddito di cittadinanza, usando le opportunità della «blockchain». E, nel contempo, viene destinato un elogio alla «abnegazione» dimostrata dai dipendenti, gli addetti ai servizi informatici, coloro, cioè, che hanno permesso che «17 milioni di prestazioni di cassa integrazione» venissero pagati e oltre 10 milioni anticipati dalle aziende, per un totale di 27 milioni di trattamenti liquidati durante il 2020, anno dell’avvento della pandemia (quando l’afflusso di domande di cig «è stato 20 volte superiore» a quello dell’annualità precedente), con la stessa forza lavoro e le medesime infrastrutture del 2019. A parlare così è stato il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, che ieri mattina è stato ascoltato dalla commissione Lavoro della Camera, che sta conducendo un ciclo di audizioni sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr); intervenendo sui capitoli del «Recovery plan», ha avanzato, dinanzi ai parlamentari l’idea, che l’Istituto che sta guidando possa occuparsi pure delle politiche attive occupazionali del nostro Paese (sebbene, abbia subito aggiunto, vi sia un’agenzia governativa dedicata, l’Anpal), giacché detiene già i numeri di quelle «passive».
È, intanto, opportuna, ha sottolineato, la previsione di una «moratoria» per le domande di cassa integrazione che dovevano essere presentate entro il 31 dicembre scorso, e le cui istanze slitteranno, invece, «a febbraio, o marzo», perché, «altrimenti, i lavoratori perderebbero il diritto» a godere dell’ammortizzatore sociale, tanto prezioso nell’attuale fase di crisi sanitaria ed economica, oppure «dovrebbero rivalersi sulle aziende». Il tema del sostegno al reddito è stato affrontato, nell’XI commissione di Montecitorio, pure durante l’audizione del presidente dell’Adepp (l’Associazione delle Casse previdenziali private e privatizzate) Alberto Oliveti, convinto che, ai professionisti, una (eventuale) protezione per i cali di reddito, tutta da definire, dovrebbe esser corrisposta con le risorse della «fiscalità generale» (si veda anche ItaliaOggi di ieri).
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